La persecuzione lavorativa: il mobbing
Sicuramente l’avvocato può dare il suo contributo per sostenere una causa di questo tipo, a patto che si organizzi prima la prova della persecuzione e della correlazione tra questa e i danni alla salute che ha prodotto sull’assistito /dipendente vittima della spiacevole circostanza.
Se pensiamo ad una situazione di lavoro dove il dipendente subisce azioni vessatorie e ripetute nel tempo da parte di un superiore, la conclusione è che forse ci troviamo di fronte ad un caso di mobbing.
Numerose le sentenze amministrative che trattano questo complicato tema.
Il Consiglio di Stato ha parlato più volte di situazioni dove viene fuori una vera e propria prevaricazione messa in atto dal datore di lavoro nei confronti del suo sottoposto.
- Da dire che le Forze Armate non sono esenti da queste strane esperienze.
Da questi pochi spunti ci rendiamo conto della difficoltà di una causa di questo tipo, dove raggiungere la prova del “disegno preordinato” dal superiore a danno dell’inferiore è cosa non semplice.
Veniamo ai criteri per dimostrare la prevaricazione
Prudenza è la parola d’ordine per questo tipo di cause.
Senza avventurarsi in una causa dal risultato incerto, chi si prefigge lo scopo di agire perché convinto di essere una vittima di azioni mobizzanti deve avere ben chiaro il sottofondo di questo tipo di procedimento.
Il risultato, ossia la sentenza di accoglimento, si può ottenere solo se si è sicuri di poter dimostrare, senza ombra di dubbio, che il comportamento datoriale è caratterizzato dalla preordinazione tesa a svilire il ruolo funzionale del dipendente. Il tutto nell’ambito di un preciso piano.
Questi dunque i criteri da rispettare per provare il mobbing.
- La condotta del datore deve essere continuativa e ripetuta in un lasso di tempo lungo,
- la condotta si deve manifestare all’esterno con atteggiamenti ostili e ripetuti, non occasionali,
- la condotta del datore deve lasciar percepire che sotto c’è un progetto di tipo persecutorio a danno del lavoratore,
- la condotta datoriale produce danni alla salute del dipendente, dimostrabili,
- l’elemento persecutorio deve essere dimostrato / dimostrabile,
- deve essere visibile il collegamento tra la condotta del datore di lavoro e il danno arrecato al dipendente.
In conclusione
Il rapporto di lavoro, di subordinazione o come lo si vuole definire, deve svolgersi all’interno di un tracciato fisiologico, naturale, fatto di rispetto delle regole e dei diritti.
Nel momento in cui, però, tale tracciato viene evitato, ecco che si sfocia nella patologia, passibile a sua volta di rivendicazione in giudizio.
In sostanza: come lo sono i doveri, anche i diritti nascenti dal rapporto di lavoro sono sacri.
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