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Mercoledì, 29 Gennaio 2020 12:39

Che cosa si intende per possibilità di abuso delle armi

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Cosa fare e come comportarsi se il Questore rigetta la tua istanza per il rinnovo della licenza di porto di fucile uso caccia, perché magari gli risulta una tua segnalazione per uso personale di stupefacenti e una denuncia a carico di tuo padre, che convive con te, per delitti colposi di danno?

 

 

Indice

Presenta una memoria difensiva

Presenta un ricorso   

 

  

Di base, la cosa che sappiamo tutti è che l’Autorità di P.S. per emettere un diniego di questo tipo non ha bisogno per forza della dimostrazione dell’abuso di armi, ma gli basta la semplice possibilità che tu ne possa abusare.

 

Teniamo sempre presente che il Ministero dell’Interno si può convincere di questa possibilità anche in presenza di semplici indizi negativi e sospetti.

 

Vasto è, infatti, il potere discrezionale rimesso nelle sue mani dalla Legge italiana attuale.

 

Questo è un dato certo, volta per volta confermato nelle sentenze.

 

Ma allora, di fronte a tanto potere, come è meglio muoversi se, al contrario, tu non condividi quanto afferma il Questore il quale ti ha negato, secondo te appunto senza valide ragioni, il rinnovo della licenza?

 

Questa potrebbe essere la tua domanda o una tra le tante domande possibili; ti dico che si tratta di una domanda che nella quotidianità si sente molte volte: diverse sono infatti le persone che si ritrovano a dover gestire una situazione di questo tipo dove, ad un certo punto, l’amministrazione ti fa muro contro e non riesci a vedere la via d’uscita (vedi anche rischi per le armi ).

 

La questione che torna puntualmente è: c’è o non c’è un modo per risolvere il problema?

 

La prima risposta che si può dare è: ovviamente ci sono casi in cui non si può risolvere, in quanto magari quei sospetti ed indizi si avvicinano alle certezze, altre volte invece la questione è assolutamente risolvibile.

 

Qui facciamo un attimo attenzione sui casi risolvibili che, per altro, secondo me sono pure la maggior parte tra tutti quelli che si verificano.

 

Per rispondere allora alla domanda del titolo, ossia la circostanza del quando c’è possibilità di abuso delle armi ( vedi anche fatti di limitata gravita' penale ) cioè quando è corretto che l’autorità di P.S. possa pensare che questa possibilità in effetti sussiste, tanto da dirti no sull’istanza di rinnovo della tua licenza, bisogna esaminare la questione in due fasi procedurali separate ma, in realtà, strettamente connesse.

 

Bisogna prima di tutto domandarsi come mai il Questore arriva a dire che non c’è la possibilità di abuso delle armi da parte tua, pur avendo spiegato e documentato che non è così rispetto alle segnalazioni indicate all’inizio.

 

Vediamo allora, in pratica, cosa è meglio fare per cercare di risolvere l’inghippo.

 

 

 

Primo consiglio: presenta una memoria difensiva

 

Sicuramente è da suggerirsi la presentazione di una memoria difensiva ( vedi anche memorie scritte ) già nella fase di avvio del procedimento amministrativo per il rigetto dell’istanza: spiega e documenta nelle osservazioni il dettaglio dei fatti, per esempio che l’uso personale di sostanza risale a tanti anni fa ed è rimasto un fatto isolato, oppure che i reati di tuo padre sono stati definiti con sentenze assolutorie e che, in ogni caso, da quei dati non emerge assolutamente alcun indizio di personalità incline alla violenza.

 

Come sempre ripeto, già in questa fase ti dico che è meglio chiedere aiuto, e per tempo, ad un avvocato.

 

Personalmente, per esempio, mi capita spesso di leggere in studio fascicoli arrivati troppo tardi da me.

 

Sappi che se questo fondamentale primo atto difensivo verrà presentato degnamente, l’amministrazione non potrà ignorarlo e, almeno in teoria, dovrebbe rivedere la sua rigida posizione.

 

Diciamo in teoria perché, è risaputo, che la Questura abbastanza spesso si limita purtroppo a dire no quasi in automatico, pur non avendo riscontri oggettivi in mano che sconfessino quanto da te accuratamente dimostrato, ma limitandosi a riportare sul decreto quelle classiche frasi ciclostile, tipo copia e incolla per capirci.

 

A questo punto cosa è meglio fare?

 

 

 

Presenta un ricorso  

 

Arrivati qui, con l’aiuto del tuo difensore devi per forza rivolgerti alla magistratura, se ambisci a dimostrare finalmente la tua ragione.

Questo passaggio è importantissimo.

 

Lo so: non tutte le persone sono disposte a procedere con un ricorso giudiziale, questo per i motivi più svariati che si possono intuitivamente cogliere: i tempi della giustizia, i costi del processo, le incertezze, i rischi del contenzioso.

 

Tutti motivi giusti e comprensibili.

 

Il problema però è un altro: se manca questo ricorso la tua pratica rimane ferma al passaggio precedente, ossia al diniego: poi per te sarà complicato e faticoso smontare, senza una causa, il respingimento dell’istanza.

 

Dunque, una volta fatte le tue valutazioni se alla fine hai preso coraggio e deciso di andare avanti con il ricorso al Tar, la prima cosa da fare è confermare la scelta di un avvocato (vedi anche avvocato come scegliere ) che abbia familiarità con la materia del diritto delle armi.

 

Se i fatti oggetto della causa ritenuti di ostacolo dal Ministero sono, ad esempio, uno sporadico e vecchio episodio di uso personale di sostanza ed un reato di danneggiamento attribuito al tuo familiare convivente, reato magari risolto con sentenza assolutoria, ecco questi fatti andranno analizzati e documentati proprio per dimostrare in modo incontrovertibile i tuoi motivi di ricorso.

 

Del resto è proprio quanto si è verificato in occasione di una causa davanti il Tar Palermo, dove i giudici hanno accolto appunto il ricorso della persona interessata con la sentenza n. 222/2020, pubblicata il 27.01.2020.

 

Qui il Tar, ancora una volta, ha voluto semplicemente dire che i fatti vanno analizzati con cura, non si può dire no all’istanza presentata senza approfondire e senza verificare con riscontri, questo ovviamente senza nulla togliere al potere discrezionale a disposizione dell’articolazione ministeriale.

 

 

 

Altre informazioni?

Contatta l’Avv. Francesco Pandolfi

3286090590

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Letto 3734 volte Ultima modifica il Giovedì, 30 Gennaio 2020 10:40
Francesco Pandolfi e Alessandro Mariani

Francesco Pandolfi

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Francesco Pandolfi AVVOCATO

Lo studio Pandolfi Mariani è stato fondato dall’avvocato Francesco Pandolfi.

Egli inizia la sua attività nel 1995; il 24.06.2010 acquisisce il patrocinio in Corte di Cassazione e Magistrature Superiori. Si è occupato prevalentemente di diritto amministrativo, diritto militare, diritto delle armi, responsabilità medica, diritto delle assicurazioni.

E' autore di numerose pubblicazioni su importanti quotidiani giuridici on line, tra cui Studio Cataldi e Mia Consulenza; nel 2018 ha pubblicato il libro "Diritto delle armi, 20 sentenze utili".

La sua Missione era e continua ad essere con lo studio da lui fondato: "aiutare a risolvere problemi giuridici".

Riteneva che il più grande capitale fosse la risorsa umana e che il più grande investimento, la conoscenza. Ha avuto l'opportunità di servire persone in tutta Italia.

I tratti caratteristici della sua azione erano: tattica, esperienza, perseveranza. coraggio, orientamento verso l'obiettivo.

Tutto questo resta, lo studio da lui fondato continua l’attività con gli avvocati e i collaboratori con i quali ha sempre lavorato nel corso degli anni e ai quali ha trasmesso tutte le sue competenze.

 

 

Alessandro Mariani Avvocato

data di nascita: 08/04/1972

 

Principali mansioni e responsabilità: 
Avvocato
Consulenza legale e redazione atti giudiziari per il recupero del credito (Decreto Ingiuntivo e Costituzione nelle opposizioni);
Attività giudiziale e stragiudiziale con apertura di partita iva ed iscrizione alla casa forense;
Iscrizione nell’Albo degli Avvocati stabiliti di Latina dal 26/4/2012.

 

 

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