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Domenica, 23 Febbraio 2020 08:02

Armi e reati ostativi: la vera condotta della persona

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Cose da sapere se si presenta un ricorso amministrativo contro un diniego sul rinnovo della licenza di porto di fucile ad uso caccia, basato su un procedimento penale per lesioni e minacce.

Cosa può fare il giudice per conoscere a fondo i fatti su cui si basa il diniego e, quindi, decidere.

 

 

 

Indice

Cosa c’è da sapere

Vediamo ora cosa dicono i Giudici

Come chiedere assistenza legale

 

 

 

Cosa c’è da sapere

Il fascicolo penale (vedi anche querela, rischi armi) può entrare in gioco, come documentazione da allegare al ricorso amministrativo, nel caso in cui il Giudice lo ritenga utile –e quindi lo chieda espressamente- per capire se ci sono elementi ostativi seri alla base del diniego.

 

Pensiamo, ad esempio, alla situazione dove il presunto comportamento aggressivo (vedi anche offendere e insultare, rischi) della persona interessata -a detta della stessa persona- non trovi riscontro nelle risultanze processuali.

 

Potrebbe trattarsi della situazione in cui il ruolo di questo soggetto magari è stato veramente marginale, così che le sue condotte non possono essere facilmente riconducibili ad un abuso del fucile da caccia.

 

Oppure, che si stia parlando di una persona il cui Certificato del Casellario Giudiziale non mostri nulla a carico.

 

O, ancora, che un vecchio episodio riguardante una denuncia nei suoi confronti, per reato di ingiurie e minacce (vedi anche armi, remissione querela), non ha avuto alcun seguito sul piano penale essendo intervenuta la remissione della querela.

 

Del resto, più che di scenari ipotetici si tratta proprio di situazioni reali e, infatti, è quanto si è verificato in occasione di una recente causa conclusa con sentenza interlocutoria della Sezione Terza del Consiglio di Stato, la n. 1303/2020 del 13.02.2020 e pubblicata il 20.02.2020.

 

Qui i Giudici, senza chiudere il processo amministrativo, hanno chiesto al Ministero dell’Interno di portare in causa tutto il fascicolo penale della persona che sta reclamando giustizia, in modo da riuscire a cogliere la sussistenza o meno dei presupposti, richiesti dalla normativa, ai fini del diniego di rinnovo della licenza.

 

 

 

 

Vediamo ora cosa dicono i Giudici

Prendendo spunto dal caso concreto, in generale la giurisprudenza ai fini della revoca della licenza del porto d’armi ritiene che l’Autorità di p.s. possa apprezzare discrezionalmente, quali indici rivelatori della possibilità d’abuso delle armi, fatti o episodi anche privi di rilievo penale, indipendentemente dalla riconducibilità degli stessi alla responsabilità dell’interessato, purché l’apprezzamento non sia irrazionale e sia ben motivato (vedi anche armi, autorita' amministrativa).

 

Quello che adotta l’autorità è un provvedimento privo di intenti punitivi, ma che ha solo una natura cautelare e lo scopo dichiarato di prevenire possibili abusi nell’uso delle armi, il tutto a tutela delle esigenze di incolumità delle altre persone.

 

La conseguenza di questi principi è che, la valutazione fatta dall’Amministrazione deve essere sorretta da una motivazione in grado di dare conto degli elementi concreti che hanno spinto l’autorità a sospettare delle garanzie di buona condotta nella detenzione e nell’uso delle armi fornite dall’interessato.

 

Questo è quanto ritengono i giudici.

 

Dunque, riassumendo ed in sintesi: nel caso specifico la presenza del fascicolo penale all’interno del fascicolo amministrativo è assai utile, dal momento che proprio con l’esame di questo carteggio i magistrati sono in grado di dare un peso alle vere condotte della persona, arrivando così ad un giudizio sereno che corrisponda ai fatti.

 

Solo vedendo gli elementi concreti, che hanno indotto l’autorità a sospettare delle garanzie di buona condotta nella detenzione e nell’uso delle armi fornite dall’interessato, sarà possibile per i giudici accogliere il ricorso amministrativo quando noterà che questi elementi non sono realmente adatti a sorreggere il diniego.

 

 

 

Come chiedere assistenza legale

Avere il supporto legale è semplice (vedi anche avvocato, come scegliere):

chiamare l’Avv. Francesco Pandolfi 3286090590,

oppure scrivere una mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Francesco Pandolfi e Alessandro Mariani

Francesco Pandolfi

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Francesco Pandolfi AVVOCATO

Lo studio Pandolfi Mariani è stato fondato dall’avvocato Francesco Pandolfi.

Egli inizia la sua attività nel 1995; il 24.06.2010 acquisisce il patrocinio in Corte di Cassazione e Magistrature Superiori. Si è occupato prevalentemente di diritto amministrativo, diritto militare, diritto delle armi, responsabilità medica, diritto delle assicurazioni.

E' autore di numerose pubblicazioni su importanti quotidiani giuridici on line, tra cui Studio Cataldi e Mia Consulenza; nel 2018 ha pubblicato il libro "Diritto delle armi, 20 sentenze utili".

La sua Missione era e continua ad essere con lo studio da lui fondato: "aiutare a risolvere problemi giuridici".

Riteneva che il più grande capitale fosse la risorsa umana e che il più grande investimento, la conoscenza. Ha avuto l'opportunità di servire persone in tutta Italia.

I tratti caratteristici della sua azione erano: tattica, esperienza, perseveranza. coraggio, orientamento verso l'obiettivo.

Tutto questo resta, lo studio da lui fondato continua l’attività con gli avvocati e i collaboratori con i quali ha sempre lavorato nel corso degli anni e ai quali ha trasmesso tutte le sue competenze.

 

 

Alessandro Mariani Avvocato

data di nascita: 08/04/1972

 

Principali mansioni e responsabilità: 
Avvocato
Consulenza legale e redazione atti giudiziari per il recupero del credito (Decreto Ingiuntivo e Costituzione nelle opposizioni);
Attività giudiziale e stragiudiziale con apertura di partita iva ed iscrizione alla casa forense;
Iscrizione nell’Albo degli Avvocati stabiliti di Latina dal 26/4/2012.

 

 

www.miaconsulenza.it

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