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Mercoledì, 07 Luglio 2021 07:43

Armi, querela falsa contro di te: cosa devi fare?

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Il Ministero dell’Interno, sulla base di una semplice querela, può revocare licenze ed imporre il divieto di detenzione armi. Come difendersi?

 

 

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Sei una persona normalissima: appassionato di armi, frequenti il mondo armiero da decenni.

 

Non hai mai avuto problemi con le licenze e con le armi.

 

Ad un certo punto, accade l’imprevisto.

 

Un tuo congiunto ti denuncia, affermando che avresti minacciato di morte tua moglie, inoltre che saresti stato pure violento.

 

Parla di percosse e minacce.

 

Detto, fatto: come arriva la notizia la Questura revoca subito la tua licenza di porto di fucile ad uso sportivo, mentre la Prefettura emette a tuo carico il divieto detenzione armi.

 

Ovvio che non riesci a credere ad una cosa del genere, in quanto sei certo che ciò che è stato scritto sulla querela è vergognosamente falso.

 

Ti chiedi: ma quindi il Ministero dell’Interno, sulla base di una querela, può effettivamente revocare licenze ed imporre un divieto di detenzione armi?

 

A quanto pare si e lo fa pure.

 

Comunque sia, di fronte a questo interrogativo provi quindi a difenderti presentando una prima memoria, confermando che la querela è stata presentata da tuo figlio, che per altro non convive più da mesi con te e con tua moglie.

 

Insomma, ti adoperi per dimostrare il carattere calunnioso della denuncia, che a tuo parere, da una parte risulta confermato dalle dichiarazioni spontanee del denunciante rese al Commissariato, dove, nell’immediatezza del provvedimento cautelare la stessa presunta persona offesa nega di aver mai subito maltrattamenti, aggressioni, percosse e minacce da parte del coniuge e che, quindi, la denuncia verte su falsità inventate purtroppo da tuo figlio.

 

Falsità inventate contro di te e non sai bene perché.

 

Dall’altra risulta pure confermato da dichiarazioni rese da tua moglie la quale, poveretta, si limita a dire che di sicuro avete litigato qualche volta, ma avete litigato come succede in tante famiglie senza alcuna conseguenza a lungo termine sul rapporto; inoltre che non l’hai mai picchiata o hai fatto uso dell’arma per minacciarla.

 

Pare strano eh, che possano verificarsi situazioni come questa?

 

Eppure accadono di frequente e sempre più spesso avvocati e giudici si trovano a dover risolvere questi assurdi rompicapo, dove bisogna verificare con cura le dichiarazioni e, soprattutto, se ci sono riscontri oggettivi sulle stesse.

 

Comunque, la memoria difensiva non raggiunge l’effetto sperato e a te preme insistere e dire, questa volta davanti il giudice [1], che i provvedimenti del Questore e del Prefetto sono illegittimi.

 

Illegittimi in quanto loro, a tuo carico, ricavano il rischio di abuso dell’arma dalla semplice circostanza che sei stato denunciato, ma non mostrano accertamenti autonomi sui fatti denunciati.

 

Inoltre non ti sembra che sia stata data una considerazione alle dichiarazioni di tua moglie.

 

Ti decidi e presenti allora il ricorso.

 

Caso vuole che i magistrati amministrativi si insospettiscono sullo strano contenuto della querela, non confermato da prove e riscontri oggettivi che dovrebbe svolgere il Ministero, ossia Questura e Prefettura su quanto di loro rispettiva competenza.

 

Per questo motivo la querela, così com’è, viene ritenuta inattendibile dal tribunale.

 

Questo perché le dichiarazioni nella denuncia, a volte contrastanti, non sono state verificate accuratamente dall’Amministrazione.

 

In conclusione: nel caso in cui viene presentata una querela falsa contro di te, la prima cosa che devi fare è rivolgerti ad un avvocato specializzato in diritto delle armi e presentare la memoria difensiva; dopo devi notificare il ricorso, sottolineando che mancano i riscontri oggettivi sulle dichiarazioni del querelante ed insistendo per l’annullamento dei provvedimenti.

 

 [1] Tar Pescara Sezione Prima, sentenza n. 49 del 31.01.2017, non appellata.

 

 

 

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Avv. Francesco Pandolfi

3286090590

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Letto 2416 volte Ultima modifica il Mercoledì, 07 Luglio 2021 08:29
Francesco Pandolfi e Alessandro Mariani

Francesco Pandolfi

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Francesco Pandolfi AVVOCATO

Lo studio Pandolfi Mariani è stato fondato dall’avvocato Francesco Pandolfi.

Egli inizia la sua attività nel 1995; il 24.06.2010 acquisisce il patrocinio in Corte di Cassazione e Magistrature Superiori. Si è occupato prevalentemente di diritto amministrativo, diritto militare, diritto delle armi, responsabilità medica, diritto delle assicurazioni.

E' autore di numerose pubblicazioni su importanti quotidiani giuridici on line, tra cui Studio Cataldi e Mia Consulenza; nel 2018 ha pubblicato il libro "Diritto delle armi, 20 sentenze utili".

La sua Missione era e continua ad essere con lo studio da lui fondato: "aiutare a risolvere problemi giuridici".

Riteneva che il più grande capitale fosse la risorsa umana e che il più grande investimento, la conoscenza. Ha avuto l'opportunità di servire persone in tutta Italia.

I tratti caratteristici della sua azione erano: tattica, esperienza, perseveranza. coraggio, orientamento verso l'obiettivo.

Tutto questo resta, lo studio da lui fondato continua l’attività con gli avvocati e i collaboratori con i quali ha sempre lavorato nel corso degli anni e ai quali ha trasmesso tutte le sue competenze.

 

 

Alessandro Mariani Avvocato

data di nascita: 08/04/1972

 

Principali mansioni e responsabilità: 
Avvocato
Consulenza legale e redazione atti giudiziari per il recupero del credito (Decreto Ingiuntivo e Costituzione nelle opposizioni);
Attività giudiziale e stragiudiziale con apertura di partita iva ed iscrizione alla casa forense;
Iscrizione nell’Albo degli Avvocati stabiliti di Latina dal 26/4/2012.

 

 

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