L’Avvocato risponde
Domanda
Buongiorno avvocato.
Le vorrei esporre brevemente il mio caso: l’esistenza di una tensione tra me e mia moglie (con la quale è intervenuta la separazione), tensione che ha dato luogo a denunce (poi ritirate e, comunque, procedimento penale finito) presentate dalla stessa e a interventi presso l’abitazione da parte delle Forze dell’ordine chiamate in seguito a liti in ambito famigliare, può condizionare il rinnovo della licenza di fucile per uso tiro a volo? La Questura può dire di no al rinnovo?
Risposta
Se il Ministero dell’Interno si esprime dicendo che intende rigettare il rinnovo e lei, dall’altra parte, spiega e dimostra la conclusione del rapporto matrimoniale, la fine del procedimento penale avviato su denuncia e che la consorte si è magari pure volontariamente allontanata dalla casa coniugale, l’Amministrazione dovrà pur considerare questi elementi, non potendosi limitare a dire che sussiste ancora lo stato di tensione che, in astratto, potrebbe essere indicativo di mancanza di quella tranquillità del contesto famigliare indispensabile per scongiurare la possibilità di abuso delle armi e del titolo di polizia.
In pratica, se come coniugi siete effettivamente separati, se la convivenza è realmente cessata e il procedimento penale avviato a carico è stato anche definitivamente archiviato, tutto questo quadro di fatto va valutato da parte del Ministero e, in ultima analisi, l’articolazione amministrativa non potrà negare il rinnovo della licenza.
In effetti, l’ampio potere della p.a. in tema di divieto di detenzione e porto d'armi va infatti esercitato nel rispetto dei canoni tipici della discrezionalità amministrativa, sia sotto il profilo motivazionale, che sotto quello della ragionevolezza: l’amministrazione deve in sostanza dare conto dell'istruttoria che ha svolto, questo per mettere in evidenza le eventuali circostanze di fatto in ragione delle quali Lei potrebbe essere ritenuto pericoloso o, comunque, capace di abusi.
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