Per chi vuole ottenere il rilascio della licenza di porto di fucile, la presenza in famiglia di un pregiudicato in astratto non significa niente: bisogna solo capire se, per la persona interessata al rilascio, c’è la possibilità o no di abuso dell’arma con riferimento a quel contesto familiare.
Nel momento in cui il Questore ti ha negato il rilascio della licenza di porto di fucile ad uso sportivo, sei andato nel pallone e non sei riuscito a spiegarti il perché di questo rigetto.
Si perché l’amministrazione ha preso come pretesto il fatto che, decine e decine di anni fa, avevi gestito un’attività commerciale con tuo padre, pregiudicato, oggi come oggi molto vecchio per altro.
Ora però da tanti anni non convivi più con lui ed è per questo che continui a non capire la rigidità della Questura.
Hai quindi deciso di presentare il ricorso, fiducioso nella giustizia e nelle tue buon ragioni.
Il tribunale ti ha dato ragione ed ha annullato il diniego [1].
Era un po’ quello che ti aspettavi e il motivo per cui il Questore ha perso la causa è questo.
Quando l’amministrazione viene chiamata a valutare la capacità di abuso delle armi e la tua buona condotta lo deve fare solo e soltanto in relazione a fatti specifici, motivando la sua decisione.
Non è che se ne può andare per conto suo e decidere di rigettare l’istanza per il semplice e non dimostrato sospetto che potresti abusarne.
Nel tuo caso specifico, il semplice vincolo della parentela apparentemente problematica di per sé non dice niente se non è messo in relazione a rischi specifici di abuso dell’arma.
Rischi che, appunto, non sono emersi dall’indagine del Ministero dell’Interno.
Insomma: tu non c’entri niente con i fatti commessi decine di anni fa da tuo padre, con il quale da una vita non convivi più.
[1] Tar Sicilia Sez. Terza, sentenza n. 571/22 pubblicata in data 18.02.2022
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Come fanno a respingermi il porto d’armi se con mio padre, pregiudicato, neppure ci convivo?
Scritto da Francesco Pandolfi e Alessandro MarianiFrancesco Pandolfi e Alessandro Mariani
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Francesco Pandolfi AVVOCATO
Lo studio Pandolfi Mariani è stato fondato dall’avvocato Francesco Pandolfi.
Egli inizia la sua attività nel 1995; il 24.06.2010 acquisisce il patrocinio in Corte di Cassazione e Magistrature Superiori. Si è occupato prevalentemente di diritto amministrativo, diritto militare, diritto delle armi, responsabilità medica, diritto delle assicurazioni.
E' autore di numerose pubblicazioni su importanti quotidiani giuridici on line, tra cui Studio Cataldi e Mia Consulenza; nel 2018 ha pubblicato il libro "Diritto delle armi, 20 sentenze utili".
La sua Missione era e continua ad essere con lo studio da lui fondato: "aiutare a risolvere problemi giuridici".
Riteneva che il più grande capitale fosse la risorsa umana e che il più grande investimento, la conoscenza. Ha avuto l'opportunità di servire persone in tutta Italia.
I tratti caratteristici della sua azione erano: tattica, esperienza, perseveranza. coraggio, orientamento verso l'obiettivo.
Tutto questo resta, lo studio da lui fondato continua l’attività con gli avvocati e i collaboratori con i quali ha sempre lavorato nel corso degli anni e ai quali ha trasmesso tutte le sue competenze.
Alessandro Mariani Avvocato
data di nascita: 08/04/1972
Principali mansioni e responsabilità:
Avvocato
Consulenza legale e redazione atti giudiziari per il recupero del credito (Decreto Ingiuntivo e Costituzione nelle opposizioni);
Attività giudiziale e stragiudiziale con apertura di partita iva ed iscrizione alla casa forense;
Iscrizione nell’Albo degli Avvocati stabiliti di Latina dal 26/4/2012.
www.miaconsulenza.it
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