Il rinnovo dell’autorizzazione spetta solo in casi particolari?
Molte possono essere le circostanze di oggettiva pericolosità ambientale: da queste è possibile, in astratto, ricavare la sussistenza del bisogno di andare con un arma per la difesa personale.
Ve ne sono alcune, come quella del farmacista autorizzato al ritiro e alla distruzione di stupefacenti, molto particolari.
Smaltire grosse quantità di stupefacenti e farmaci scaduti può essere molto pericoloso e tuttavia, nonostante questo dato incontrovertibile, non è detto che la Prefettura accordi subito il rinnovo dell’autorizzazione al porto di pistola ad uso difesa.
Qui abbiamo un caso dove l’Autorità ha detto effettivamente no al rinnovo, ma poi il Tar Bari, con la sentenza n. 895 del 2 agosto 2017 ha detto motivatamente “si”.
E’ vero: si tratta di un caso specifico.
E’ altrettanto vero però che la sentenza è talmente ben motivata da essere utile, come punto di riferimento, per una serie indeterminata di altri casi, anche non necessariamente simili a quello esaminato.
Andiamo allora al caso concreto.
Il caso
L’interessato è un farmacista e Dirigente a tempo indeterminato del Servizio farmaceutico territoriale della A.S.L./FG, già titolare di porto di pistola per difesa personale.
Nel novembre 2014 presenta istanza per il rinnovo annuale dell'autorizzazione di polizia.
La motivazione che sostiene la richiesta di rinnovo è identica a quella degli anni precedenti: la concreta esposizione ad una situazione di pericolosità ambientale alla quale egli, in qualità di Dirigente farmacista del Servizio farmaceutico territoriale è giornalmente sottoposto.
Infatti è l’unico responsabile su tutto il territorio di competenza della A.S.L./FG del ritiro di sostanze stupefacenti dalle strutture ospedaliere, da farmacie territoriali e da grossisti di sostanze stupefacenti, per lo stoccaggio delle stesse presso gli uffici dell'A.S.L. e per il trasporto, senza scorta delle Forze dell'Ordine, presso un inceneritore sito in Lecce, a circa 400 chilometri di distanza, per la distruzione della stessa sostanza stupefacente.
Un’incombenza che dovrebbe gravare su ogni A.S.L.
Le Forze di Polizia, nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili dovrebbero assicurare adeguata assistenza alle operazioni di distruzione.
La questione da risolvere
C’è però un problema di mezzo.
L’interessato spiega che il Ministero della Salute ha sempre richiesto l'ausilio delle forze dell'ordine per le distruzioni di stupefacenti autorizzate nella Provincia di Foggia, comunicando direttamente al Nucleo Carabinieri NAS di competenza territoriale le autorizzazioni concesse ma, ciò nonostante, la Prefettura ha ignorato l'oggettiva pericolosità dell'esposizione ad un alto rischio per il funzionario della A.S.L. che effettua tale servizio, non predisponendo alcun servizio di scorta da parte delle Forze dell'Ordine a sicurezza dell'incolumità del ricorrente.
Il farmacista dice che la collaborazione delle forze di polizia è limitata alla sola "distruzione testimoniata" da parte del Nucleo Carabinieri del N.A.S. della territoriale di Lecce, ove ha sede l'inceneritore autorizzato allo smaltimento degli stupefacenti, che assistono alla distruzione.
Precisa poi che le sostanze affidate in sua custodia dai diversi detentori autorizzati, sono fisicamente ritirate all'atto dell'affido, per permetterne il discarico dal registro di entrata-uscita degli stupefacenti, trasportate e detenute presso il proprio ufficio, fin quando non viene raggiunto il quantitativo sufficiente a giustificare l'accensione ad hoc del forno inceneritore di circa cento chilogrammi di prodotto.
Le modalità di trasporto delle sostanze
Il dottore trasporta gli stupefacenti dalla sede A.S.L., ove sono stoccati, alla sede dell'inceneritore per la distruzione: questa è la fase più delicata della procedura, poiché sono movimentati quantitativi di stupefacenti molto elevati, mediamente ritirati da circa una ventina di strutture per ogni procedura di distruzione.
Nella Regione Puglia, inoltre, esisterebbe un solo termovalorizzatore autorizzato alla distruzione degli stupefacenti: la ditta Bi. di Le., che dista circa 400 km di percorso solo in parte autostradale.
Che cosa potrebbe accadere
La natura dei prodotti e il valore che essi potrebbero assumere, nel caso fossero riciclati sul mercato delle tossicodipendenze di tutti i generi, sono tali da legittimare una rapina ai danni del farmacista e configurano un reale pericolo per la sua incolumità personale.
Il risvolto pratico
L'attività di trasporto di sostanze stupefacenti, al fine di curarne la distruzione ha carattere di rilievo pubblico, demandata dalla A.S.L. al medico, che non è assistito da scorta.
Pertanto, si tratta di circostanze che integrano il pericolo concreto ed attuale per un bene-interesse del richiedente, quantomeno equivalente all'interesse pubblico, alla sicurezza e alla incolumità della persona.
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