Giovedì, 07 Settembre 2017 21:02

La comunicazione non verbale: che cos'è? Quando le parole non bastano.

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Quando le parole non bastano. 

 La prima impressione

E' esperienza condivisa il fatto di conoscere qualcuno per la prima volta e immediatamente scolpire nella mente un pensiero; altro non è che il prodotto di sensazioni viscerali, le quali si delineano in modo veloce ed automatico grazie ad una regione del nostro encefalo: l'Amigdala.

Questa struttura nervosa rende possibile una percezione olistica, ci permette di creare un'impressione globale.

C'è da dire però che la valutazione iniziale spesso viene modificata perché subentra la razionalità, siamo in qualche modo portati ad ascoltare le parole dell'altro piuttosto che a prestare attenzione ai segnali che il corpo ci sta inviando. 

 

Generalmente quindi cosa accade?  

Nella maggior parte dei casi ascoltiamo poco o per nulla il nostro intuito, di conseguenza sottovalutiamo tutti i segnali non verbali. Edward Hall, uno dei più importanti precursori nello studio della comunicazione non verbale, la definisce un “linguaggio silenzioso”.

Si, perché siamo in grado di trasmettere all'altro dei messaggi non soltanto attraverso la parola (canale digitale o numerico) ma anche con il corpo (canale analogico). Inoltre nel corso di un'interazione i messaggi possono essere diramati in moltissimi modi: attraverso il disegno, tracciando qualcosa che assume un significato simbolico, componendo una melodia, o ancora avvalendoci del movimento per esprimere emozioni, sentimenti e stati d'animo.

In sostanza, qualsiasi cosa facciamo e qualunque canale decidiamo di adoperare, conferisce materiale prezioso per l'altro, in quanto in essi sono presenti aspetti e contenuti che fanno parte di noi.

La comunicazione

Finora ci siamo focalizzati sui diversi modi che abbiamo a disposizione per comunicare ma come potremo definire il termine “comunicazione”? Come uno scambio interattivo? Esattamente. Anolli (2006) afferma che la comunicazione è uno scambio contraddistinto da un certo grado di consapevolezza e intenzionalità reciproca. Inoltre la comunicazione  implica tre dimensioni:

1- cognitiva: in quanto la comunicazione è in stretta connessione con il pensiero, l'azione pianificata e l'intenzionalità;

2- relazionale: in quanto la comunicazione prevede l'interazione con l'altro e il contatto sociale;

3- espressiva o creativa; in quanto fra comunicazione ed espressione artistica vi è una stretta connessione.

E' utile inoltre fare riferimento ad alcuni sistemi:

  • vocale: si riferisce alle caratteristiche paralinguistiche, cioè l'insieme delle variazioni del tono, della velocità, dell'intensità del parlato e a quelle extralinguistiche che aiutano ad identificare l'età, il genere, le condizioni di salute e sono anche associate agli stati d'animo e alle emozioni;
  • cinesico: comprende l'insieme dei movimenti del corpo, del volto e degli occhi;
  • prossemico: il quale riguarda la percezione, l'organizzazione e l'uso dello spazio.

Atti non verbali

Nella nostra quotidianità siamo esposti continuamente ad una serie di segnali e segni che ci danno la possibilità di comprendere l'altro; di notevole importanza l'espressività del volto, l'area più considerevole del nostro corpo sia sul piano comunicativo che su quello espressivo. Essa costituisce infatti il canale privilegiato attraverso il quale si esprimono emozioni. Secondo Ekman e Friesen (1969), l'espressione del volto trasmetterebbe il tipo di emozione provata dal soggetto, mentre la postura indicherebbe l'intensità emotiva esperita. Tornando agli atti non verbali Benemeglio (1992) li suddivide in tre categorie distinte.

Vediamo brevemente le categorie e alcuni esempi ad esse associati:

  1. segnali di tensione:

- pizzicarsi il volto;

- grattarsi una parte del corpo;

- mordersi le unghie;

- deglutire;

- tormentare o tirare le dita di una mano.

  1. segnali di gradimento:

- passarsi una mano fra i capelli;

- mordersi il labbro inferiore;

- giocherellare con l'anello;

- eco posturale o di altri comportamenti;

- portare un oggetto verso di sé;

- passarsi la lingua sulle labbra.

  1. segnali di rifiuto:

- sfregarsi il naso;

- grattarsi la fronte;

- sollevare il sopracciglio;

- tenere sollevato con un dito il labbro inferiore;

- sollevarsi gli occhiali;

- grattarsi con una penna o un dito sotto il mento;

- premere la lingua contro l'interno delle guance;

- evitare lo sguardo;

- incrociare le braccia;

- indietreggiare.

Conclusioni

“Chi ha occhi per vedere e orecchi per intendere si convince che ai mortali non è possibile celare alcun segreto. Chi tace con le labbra chiacchiera con la punta delle dita, si tradisce attraverso tutti i pori”. (S. Freud, 1905)

Questa celebre frase di S. Freud può aiutarci a comprendere meglio un concetto fondamentale, e cioè che non c'è nulla che possa essere nascosto se si impara ad osservare con attenzione il comportamento non verbale dell'altro.

 

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Letto 3298 volte Ultima modifica il Domenica, 05 Novembre 2017 18:20
Veronica Servidio

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Nata il 09/12/1991

Ho una laurea in Psicologia Magistrale e attualmente collaboro con una struttura che ospita anziani non autosufficienti.

Ho maturato esperienza principalmente nel settore della terza età e mi interesso anche di training autogeno, tecniche di rilassamento, del benessere delle persone e di movimento e psicologia.

 

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