La Legge italiana definisce il mediatore familiare un “esperto” che si adopera per favorire la soluzione dei conflitti coniugali; lo fa preoccupandosi soprattutto dei figli, specie se minori.
Se volessimo dirla con una battuta: il mediatore familiare cerca di far fare la pace alle coppie (con figli) che litigano e non riescono ad accordarsi da sole.
Ma vediamo, un po’ più nel dettaglio, in che cosa consiste il lavoro svolto da questo professionista e qual è l’utilità pratica che può portare alle persone.
Indice
Cosa si può chiedere al mediatore familiare?
Che cos’è la mediazione familiare?
Partiamo dalle regole.
La norma di riferimento è l’art. 155 sexies secondo comma del codice civile, introdotto dalla L. n. 54 dell’08.02.2006 con decorrenza 16.03.2006, preceduta da altre disposizioni che mirano a regolamentare questa delicata materia.
Dalla Legge emerge la figura dell’esperto in mediazione familiare.
Cosa si può chiedere al mediatore familiare?
I coniugi possono rivolgersi a questa figura professionale, appunto il mediatore, per raggiungere un accordo che evidentemente da soli non riescono a mettere in pratica.
L’intento è cercare di sanare un loro conflitto, specialmente nell’interesse dei figli minori.
La norma di Legge che ho segnalato prima ci dice anche che lo stesso giudice, se lo ritiene opportuno, può affidare la coppia ad un esperto che si adoperi per tentare la mediazione nell’interesse della prole.
Che cos’è la mediazione familiare?
In sostanza la mediazione è un intervento professionale rivolto alle coppie, finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e/o di divorzio.
Lo scopo primario di questo intervento è la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli.
Il mediatore è un terzo imparziale rispetto alla coppia, che ha l'obiettivo di sostenerla durante la fase della separazione e del divorzio.
Una breve osservazione sul piano pratico, a questo punto, mi sembra doverosa.
Io credo che non tutti i professionisti (tra avvocati, psicologici, sociologi) possono svolgere questa particolare e delicata attività professionale: cioè ritengo che, molto probabilmente, bisogna essere dotati di una vocazione specifica per mettersi in gioco e trarre un’intima soddisfazione nel toccare con mano il risultato finale dopo i vari incontri (che possono essere anche molto impegnativi sul piano psicologico-relazionale, proprio perché in atto c’è un conflitto tra due persone).
Questo non tanto per il fatto che la mediazione familiare è una disciplina trasversale che utilizza conoscenze proprie della sociologia, psicologia e giurisprudenza per la negoziazione del conflitto, quanto piuttosto per il fatto che se il mediatore non ha una naturale predisposizione all’ascolto profondo dell’altro e all’individuazione di ogni più piccolo imput che proviene dai dialoghi della coppia e che può essere percepito come utile a sanare la crisi, la soluzione e l’accordo finale non si trovano.
E’ vero: il mediatore resta pur sempre una figura terza tra le parti, ma è altrettanto vero che partecipa empaticamente alla soluzione della crisi di coppia, potendo provare lo stesso dolore e la stessa gioia che provano gli “assistiti” (cioè i protagonisti veri e propri della vicenda) nella rievocazione del loro vissuto e nel tentativo di giungere ad una soluzione bonaria.
Abbiamo quindi visto, sia pur abbastanza in sintesi, quali sono le utilità che l’intervento del mediatore familiare può concretamente portare all’interno della coppia in crisi.
Avviare un percorso di mediazione con me è molto semplice.
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