Sabato, 26 Gennaio 2019 17:01

Fucile uso caccia e rinnovo licenza respinto: i rimedi

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Cosa puoi fare quando il Questore rigetta la tua domanda di rinnovo della licenza di porto di fucile ad uso caccia? 

In particolare: come è meglio muoversi quando il rigetto si basa su una serie di precedenti sfavorevoli a tuo carico?

 

 

Hai presentato la domanda per il rinnovo della licenza di porto di fucile per uso caccia; ci tieni molto, ma la Questura non sembra proprio della tua stessa idea.

Anzi, decide di rigettare la domanda, in quanto vede che a tuo carico ci sono alcuni precedenti penali, tra i quali spiccano reati di minacce, ingiurie, percosse e c'è anche un eccesso di velocità oltre 40 km/h.

Visti questi precedenti, anche se non direttamente correlati all'uso delle armi, l'amministrazione ritiene che essi possano favorire un giudizio negativo circa le garanzie che tu, in astratto, potresti offrire sull'uso corretto e avveduto dell'arma.

In altre parole la Questura, insospettita da questi precedenti, mette in discussione la tua buona condotta.

Per te è sicuramente un problema non secondario; cosa puoi fare per cercare di risolvere?

Bene. Se, come penso, stai cercando le possibili risposte a questa domanda sei nel posto giusto.

Prenditi allora 5 minuti del tuo tempo e passali insieme a me: ti mostro come puoi muoverti, cosa puoi fare e dire per reagire alla presa di posizione del Questore.

La prima cosa che ti consiglio di fare è di consultarti con un avvocato di tua fiducia, meglio se è un legale che tratta abitualmente la materia del diritto amministrativo delle armi.

Questo perchè le questioni giuridiche che possono scaturire da un diniego del genere sono diverse, tutte tecniche e abbastanza complesse: per forza di cose quindi, con il "fai da te" difficilmente riusciresti a districarti tra le moltissime sentenze e all'interno della selva normativa che regna in questa materia, nello sforzo di  organizzare una difesa robusta e adatta alla situazione negativa che si è venuta a creare.

Dopo questo primo consiglio, vediamo allora cosa è consigliabile fare, o non fare, per contestare il diniego del Questore.

Indice

Il provvedimento del Questore;

I precedenti sfavorevoli a carico;

I motivi di ricorso;

La soluzione che offre il tribunale amministrativo.

 

Il provvedimento del Questore

Tutto parte da qui.

Hai ricevuto la notifica di un provvedimento con il quale il Questore respinge la tua domanda di rinnovo della licenza di porto di fucile ad uso caccia.

L'Autorità ha visto che a tuo carico figurano precedenti penali: minacce, ingiurie, percosse ed eccesso di velocità. 

Visti questi precedenti, anche se non direttamente correlati all'uso delle armi, l'amministrazione ritiene che essi ugualmente favoriscono un giudizio negativo su di te.

In pratica, come ti ho anticipato sopra, si mette in discussione la tua sacra buona condotta.

 

 

I precedenti sfavorevoli a carico

Abbiamo detto che la valutazione che fa il Questore si inceppa, per così dire, nel momento in cui viene a conoscenza dei reati citati.

Ma questi reati incidono davvero così tanto sulla licenza che mi interessa?

Sono davvero così sfavorevoli?

La domanda è assolutamente lecita e, allora, vediamo a quali risposte può condurre se decidi di portare il tuo caso all'attenzione dei giudici amministrativi.

Sulla questione del superamento dei limiti di velocità, la risposta che ti viene certamente data dal collegio giudicante non può che essere positiva e a te favorevole, dal momento che si tratta di violazioni di scarsa significatività in quanto estranee alla materia delle armi.

Sulla questione dei rapporti un po' tesi con il tuo vicinato, da cui sono scaturite le notizie di reato per ingiurie, minacce e percosse, se queste finiscono in un nulla di fatto per intervenuta remissione delle querele, ecco che il peso specifico dei reati sfuma, fino ad annullarsi.

Devi infatti tenere in debito conto che la remissione della querela dimostra quanto meno un miglioramento nei rapporti personali, cosa che rileva sul piano della valutazione dell'affidabilità e della buona condotta.

Si tratta di un dato che, prima dei giudici, deve essere favorevolmente apprezzato dai Carabinieri chiamati ad informarsi su di te.

 

I motivi di ricorso

Di fronte al diniego che hai ricevuto, la soluzione è il ricorso amministrativo: si tratta dello strumento che ti offre la garanzia di terzietà del soggetto preposto a giudicare il tuo caso.

Come articolerai questo ricorso?

Bene, il tuo difensore avrà cura di organizzare la trama del ricorso mediante alcuni motivi: uno tra questi può essere costruito sulla violazione di legge per carenza, illogicità e contraddittorietà della motivazione, ad esempio perchè l'amministrazione ha omesso l'accertamento in concreto dei fatti posti a base del giudizio di "non buona condotta" sui cui è fondato il diniego.

Altro motivo che puoi inserire nel ricorso è riferito all'eccesso di potere per carenza di istruttoria, cosa che puoi fare quando ti accorgi che la Questura si è basata sulla relazione dei Carabinieri un pò scarna, senza disporre accertamenti istruttori ulteriori idonei a chiarire definitivamente i fatti.

La soluzione che offre il tribunale amministrativo

Vista la situazione descritta, ti devi aspettare una favorevole sentenza del Tar, un po' come si è verificato in casi analoghi a quello qui descritto come esempio.

Tanto per avere un orientamento preciso, tieni presente che il Tar Venezia si è pronunciato su una questione del tutto simile alla tua, con la sentenza n. 1113 del 4 dicembre 2018, accogliendo il ricorso della persona interessata e condannando il Ministero dell'Interno al pagamento delle spese di lite.

Le ragioni di quella sentenza sono semplici: i giudici hanno messo nero su bianco il fatto che la pubblica amministrazione non ha approfondito come doveva approfondire, ha omesso importanti accertamenti istruttori sul reale accadimento dei fatti e sugli sviluppi degli stessi, ha dato per buona la relazione dei Carabinieri che, invece, andava arricchita con ulteriori indagini, non ha tenuto conto che si tratta di rinnovo della licenza di porto d'armi e non di primo rilascio e così via.

 

 

Altre informazioni su questo argomento?

Contatta l'Avv. Francesco Pandolfi

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Letto 6710 volte Ultima modifica il Sabato, 26 Gennaio 2019 18:19
Francesco Pandolfi e Alessandro Mariani

Francesco Pandolfi

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Francesco Pandolfi AVVOCATO

Lo studio Pandolfi Mariani è stato fondato dall’avvocato Francesco Pandolfi.

Egli inizia la sua attività nel 1995; il 24.06.2010 acquisisce il patrocinio in Corte di Cassazione e Magistrature Superiori. Si è occupato prevalentemente di diritto amministrativo, diritto militare, diritto delle armi, responsabilità medica, diritto delle assicurazioni.

E' autore di numerose pubblicazioni su importanti quotidiani giuridici on line, tra cui Studio Cataldi e Mia Consulenza; nel 2018 ha pubblicato il libro "Diritto delle armi, 20 sentenze utili".

La sua Missione era e continua ad essere con lo studio da lui fondato: "aiutare a risolvere problemi giuridici".

Riteneva che il più grande capitale fosse la risorsa umana e che il più grande investimento, la conoscenza. Ha avuto l'opportunità di servire persone in tutta Italia.

I tratti caratteristici della sua azione erano: tattica, esperienza, perseveranza. coraggio, orientamento verso l'obiettivo.

Tutto questo resta, lo studio da lui fondato continua l’attività con gli avvocati e i collaboratori con i quali ha sempre lavorato nel corso degli anni e ai quali ha trasmesso tutte le sue competenze.

 

 

Alessandro Mariani Avvocato

data di nascita: 08/04/1972

 

Principali mansioni e responsabilità: 
Avvocato
Consulenza legale e redazione atti giudiziari per il recupero del credito (Decreto Ingiuntivo e Costituzione nelle opposizioni);
Attività giudiziale e stragiudiziale con apertura di partita iva ed iscrizione alla casa forense;
Iscrizione nell’Albo degli Avvocati stabiliti di Latina dal 26/4/2012.

 

 

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