La domanda
Buongiorno avvocato. Mio figlio è stato arrestato (per atti persecutori) presso la mia abitazione: questo purtroppo ha fatto sì che la Prefettura notificasse a me un divieto detenzione armi, pur avendo io (dopo) riposto le armi al terzo piano della mia palazzina di tre piani, precisamente nel vano soffitta chiuso con porta blindata ed inaccessibile al giovane, proprio per scongiurare il rischio dell’accesso alle armi da parte sua. Io sono andato ad abitare al secondo piano, prima eravamo tutti insieme al primo. Ora chiedo: ma la Prefettura, prima di inviarmi il divieto di detenzione non avrebbe dovuto verificare attentamente l’adeguatezza delle modalità di custodia delle armi da parte mia, adottate dopo l’arresto? Posso fare ricorso?
La risposta
Si, la Prefettura avrebbe dovuto farlo e, visto che non lo ha fatto, Lei potrà presentare il suo ricorso.
Certo, volendola pensare come il Prefetto non si può escludere, in linea di principio, la legittimità di un giudizio discrezionale all’esito del quale si affermi che un simile trasferimento di armi sia, in effetti, irrilevante.
Per esempio, potrebbe essersi trattato di un trasferimento puramente fittizio, chi può dirlo?
Oppure che le modalità di custodia delle armi sono state giudicate inadeguate.
Tuttavia, come spesso ripetiamo, per giungere a questo risultato il divieto del Prefetto dovrebbe risultare adeguatamente motivato e basato su un’apposita istruttoria.
Se l’istruttoria dovesse mancare, allora in quel caso la motivazione sarà scarsa e, in finale, il divieto pienamente ricorribile.
Insomma: bisogna sempre andare a verificare che l’Autorità di pubblica sicurezza abbia svolto realmente l’istruttoria tendente a verificare l’inadeguatezza delle modalità di custodia delle armi.
Quando l’istruttoria manca o è scarsa, allora di certo si può presentare il ricorso con ottime probabilità di vincerlo.
Anche per questi casi lo studio dispone di numerose sentenze favorevoli.
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