Per spiegare la particolare circostanza nella quale una persona si trova a mettere in atto questa deplorevole azione, utilizziamo una recente sentenza della Corte di Cassazione penale, la n. 37930/17.
Qui i giudici hanno affrontato la questione nell'ambito di una controversia condominiale, riferendosi al furto di energia elettrica da una plafoniera del condominio: la donna ruba ed afferma di non avere risorse adeguate per pagare la corrente, visto che si trova in uno stato di grave indigenza, essendo rimasta senza lavoro con l'esigenza di accudire i figli che, a suo dire, non hanno neppure la possibilità di lavarsi.
Sembra una situazione drammatica.
Il nocciolo del convincimento della Corte è però diverso.
L'esimente dello stato di necessità
La Corte di Cassazione non si convince della tesi della ricorrente, la quale cerca di far passare l'idea che il furto è avvenuto solo ed esclusivamente per causa della gravissima situazione di indigenza in cui versa la propria famiglia, composta anche da minori.
In effetti, già la Corte territoriale ha appurato la non esistenza di un pericolo attuale di danno grave ai bambini.
Ecco gli elementi in base ai quali la Cassazione ha deciso:
- per la cottura di cibi la donna usa bombole di gas,
- nel periodo primaverile l'allaccio abusivo alla corrente non è giustificato dall'esigenza di riscaldamento dell'abitazione,
- la donna, all'epoca del fatto, ha uno stipendio,
- non è accertato lo stato di disoccupazione,
- non si è rivolta agli assistenti sociali.
Conclusioni
Il principio che si ricava dalla sentenza è questo:
l'esimente dello stato di necessità non si può applicare a reati asseritamente provocati da uno stato di bisogno economico, se a questo stato si può ovviare con comportamenti non criminali: infatti ai bisogni primari delle persone indigenti si può provvedere con l'aiuto degli assistenti sociali.
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