Domenica, 20 Agosto 2017 08:35

Evasione fiscale massiccia: carcere o misure alternative alla detenzione?

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Il caso

Un grande evasore (parliamo di un caso di associazione per delinquere finalizzata all'emissione di fatture false e dichiarazioni fraudolente relative ad operazioni inesistenti) ad un certo punto finisce in carcere.

Ora, in teoria potrebbero accadere due cose rispetto a questa situazione: la prima è che il maxi evasore metta in atto un comportamento tale da dimostrare un vero ravvedimento rispetto al suo passato criminale.  La seconda è che invece cerchi solo una strategia per non restare detenuto.

Quale delle due condotte avrà scelto la persona interessata?

Nel caso in commento, avendo evaso svariati milioni di euro egli non riesce a far cambiare idea ai Magistrati, visto che all'atto pratico si dichiara disposto a recuperare (ossia a riparare il danno) pagando qualche migliaio di euro, cioè "spicci" rispetto alla massa del maltolto.

 

 

La Cassazione non si convince

Il perchè del no della Suprema Corte è presto detto.

Dice la Corte (Corte Suprema di Cassazione, prima sezione penale, sentenza n. 1567/17 avverso l'ordinanza n. 669/16 del Tribunale di Sorveglianza) che per poter dare il via libera all'affidamento in prova (si tratta di una misura alternativa alla detenzione) non basta l'assenza di indicazioni negative ma occorrono anche indicatori positivi come, ad esempio, quella specifica scelta della persona interessata di farla finita una volta per tutte con il proprio passato criminale.

In altri termini, egli deve dimostrare in modo chiaro il proprio ravvedimento, criticando il proprio passato di delinquente e manifestando un reale intento di risocializzare.

Ciò che non è accaduto in quanto il ricorrente si è limitato ad offrire 10 mila euro rispetto ad un'evasione fiscale definita "enorme" dai giudici: un simile comportamento non fa certo pensare che vi sia una volontà di ravvedersi. 

 

 

In pratica

La condotta del maxi evasore ha prodotto un enorme danno a tutta la collettività.

Per far si che questo macro danno possa essere riparato, l'Ordinamento chiede al responsabile di farsi avanti con la costruttiva intenzione di risolvere, iniziando a restituire la massiccia quantità di denaro portata via a tutti gli altri consociati.

Tutto questo non può avvenire se c'è un offerta riparatoria di diecimila euro.

Per questo motivo la Cassazione esclude le misure alternative, domiciliari compresi.

 

 

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Letto 3096 volte Ultima modifica il Domenica, 05 Novembre 2017 18:52
Francesco Pandolfi e Alessandro Mariani

Francesco Pandolfi

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Francesco Pandolfi AVVOCATO

Lo studio Pandolfi Mariani è stato fondato dall’avvocato Francesco Pandolfi.

Egli inizia la sua attività nel 1995; il 24.06.2010 acquisisce il patrocinio in Corte di Cassazione e Magistrature Superiori. Si è occupato prevalentemente di diritto amministrativo, diritto militare, diritto delle armi, responsabilità medica, diritto delle assicurazioni.

E' autore di numerose pubblicazioni su importanti quotidiani giuridici on line, tra cui Studio Cataldi e Mia Consulenza; nel 2018 ha pubblicato il libro "Diritto delle armi, 20 sentenze utili".

La sua Missione era e continua ad essere con lo studio da lui fondato: "aiutare a risolvere problemi giuridici".

Riteneva che il più grande capitale fosse la risorsa umana e che il più grande investimento, la conoscenza. Ha avuto l'opportunità di servire persone in tutta Italia.

I tratti caratteristici della sua azione erano: tattica, esperienza, perseveranza. coraggio, orientamento verso l'obiettivo.

Tutto questo resta, lo studio da lui fondato continua l’attività con gli avvocati e i collaboratori con i quali ha sempre lavorato nel corso degli anni e ai quali ha trasmesso tutte le sue competenze.

 

 

Alessandro Mariani Avvocato

data di nascita: 08/04/1972

 

Principali mansioni e responsabilità: 
Avvocato
Consulenza legale e redazione atti giudiziari per il recupero del credito (Decreto Ingiuntivo e Costituzione nelle opposizioni);
Attività giudiziale e stragiudiziale con apertura di partita iva ed iscrizione alla casa forense;
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