Sabato, 06 Ottobre 2018 09:15

Revoca licenza fucile uso caccia: come rimediare

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Revoca licenza fucile uso caccia: come rimediare

Pensiamo ad una ipotetica situazione di convivenza familiare tra padre e figlio. Bene. Tu sei il padre.

E’ solo un esempio.

Hai mai pensato che la Questura potrebbe non accettare il fatto che un convivente della tua famiglia, mettiamo tuo figlio, abbia ricevuto in passato un divieto di detenzione armi dal Prefetto e, per questo, oggi arrivi a revocarti la licenza di porto di fucile uso caccia?

Sappi che una situazione di questo tipo è meno rara di quanto tu possa credere e, ti dico di più, pone parecchi problemi di tipo giuridico.

Potresti pensare: mai io che cosa c’entro con le questioni che hanno riguardato mio figlio anni fa, per altro tutte risolte?

Vero, se hai pensato questo lo posso capire: ma intanto per il questore il problema dell’affidabilità e della convivenza rispetto alle armi si pone e te lo dice chiaramente, senza mezzi termini.

Il Questore, in pratica, al di là di tutte le cautele che tu metti in campo nella custodia delle armi, potrebbe aver timore che tuo figlio, presumibilmente inaffidabile, si impossessi di queste facendone un uso improprio.

In questo post cerchiamo allora di capire come e perché si pongono questi problemi e, soprattutto, se ci sono rimedi e soluzioni per risolverli.

Intanto, provo a tranquillizzarti e ti dico che le soluzioni ci sono, ma è importante impostare con calma e con cura tutta la pratica che, trovandoti in una situazione del genere, potresti essere chiamato a svolgere.

 

Indice:

Revoca licenza fucile uso caccia: il problema

Revoca licenza fucile uso caccia: cosa fare e come ricorrere

Revoca licenza fucile uso caccia: cosa dire nel ricorso

Revoca licenza fucile uso caccia: consigli

Revoca licenza fucile uso caccia: l’avvocato

 

 

Revoca licenza fucile uso caccia: il problema

Un caso di questo tipo, per niente raro come già detto, nasce da un problema a monte.

Il problema è questo e te lo spiego in sintesi.

Il Questore dispone la revoca della licenza di porto di fucile per uso caccia nei confronti del padre.

Lo fa sul rilievo che nei confronti del figlio convivente la Prefettura ha emesso quattro o cinque mesi prima un provvedimento di divieto di detenzione di armi e munizioni, il che fa venir meno anche in capo al padre le garanzie di affidabilità nella detenzione e nell'uso delle predette armi.

Questo perché, secondo l’idea che si fa la Questura, la convivenza con il destinatario di un divieto di detenzione armi è una ragione sufficiente per impedire all’altro il possesso di detto titolo.

Attenzione: il tutto indipendentemente dalle cautele adottate dal detentore nella custodia delle armi.

Si perché, sempre seguendo la convinzione del Questore, il detentore non potrà mai garantire in modo incontrovertibile che il proprio familiare non ha e non avrà alcuna possibilità di accesso alle armi detenute nell'abitazione, facendone un uso improprio.

Ecco il problema, schematizzato e riassunto.

Un bel problema, no?

Che ne pensi?

Ma allora, ti chiederai: cosa puoi fare per reagire a tutto questo?

In fondo ti senti estraneo a questi sospetti del Questore, sospetti che se da una parte puoi anche sforzarti di capire, dall’altra però ti sembrano spropositati e, in ultima analisi, ingiusti nei tuoi riguardi.

Come ti conviene presentare il ricorso?

Che cosa è opportuno scrivere sul tuo atto difensivo?

Vediamo di rispondere a questi interrogativi e darti qualche consiglio di prima mano.

La cosa che posso dirti è che altri, molti altri prima di te, si sono trovati in questa situazione sicuramente complicata e spiacevole.

Posso anche dirti, ma solo per farti un esempio pratico che magari ti torna utile, che uno tra questi casi è quello che è stato affrontato e ultimamente risolto dal Tar di Torino, con la sentenza n. 967 del 22 agosto 2018.

Una sentenza favorevole all’interessato, che quindi ritengo molto utile perché si presta ad una lettura estesa ad una varietà di situazioni simili a quella ipotizzata all’inizio del post.

 

Revoca licenza fucile uso caccia: cosa fare e come ricorrere

Di fronte ad una situazione delicata come quello sopra descritta, la prima cosa che puoi fare è preparare ed inviare un ricorso gerarchico.

Fatto questo, possono verificarsi due ipotetiche distinte situazioni.

Il primo scenario è questo: il Prefetto non ti risponde nei 90 giorni e, per questo motivo, proponi il ricorso al Tar nei successivi 60 giorni.

Il secondo scenario è invece quest’altro: l’autorità ti risponde e tu passi a valutare i motivi del suo provvedimento.

Ti sarai comunque accorto che forse è preferibile ingaggiare un legale esperto in materia, per gestire queste procedure.

L’amministrativo/armi, si sa, è materia complicata: è sempre meglio affidarsi a chi la tratta tutti i giorni, proprio per avere a disposizione maggiori probabilità di successo in presenza, ovviamente, dei presupposti utili ad una corretta conduzione della lite.

 

Revoca licenza fucile uso caccia: cosa dire nel ricorso

 

Ecco le cose da dire nel ricorso.

Il tuo discorso potrà essere sviluppato sul travisamento dei fatti che, a sua volta, parte da un eccesso di potere nella decisione discrezionale.

Il succo sarà questo: le vecchie pendenze di tuo figlio sono state eliminate, un anno prima, con sentenze passate in giudicato.

Parlerai allora di sentenze che hanno ritenuto irragionevole e non sufficientemente motivato il giudizio di inaffidabilità su tuo figlio circa il buon uso delle armi, giudizio tra l’altro desunto magari da un episodio isolato e di scarso rilievo e, cosa non meno importante, tenuto conto che la stessa Procura avrà pure disposto l'archiviazione del procedimento penale nei suoi confronti per la tenuità di un fatto che gli è capitato, magari legato ad effetti di una risolta e transitoria tossicodipendenza.

 

Revoca licenza fucile uso caccia: consigli

Con la semplice analisi della sentenza del Tar Torino, puoi renderti conto di come possa essere tutto sommato facile per l’Autorità dare valutazioni esagerate, o falsate da ricostruzioni parziali delle vicende di un convivente.

Con questo non voglio certo per dire l’amministrazione eccede sempre nelle sue valutazioni e sbaglia sempre: molte volte questi giudizi sono corretti.

Voglio solo dire, al contrario, che quando ci si trova di fronte ad una situazione come quella descritta è consigliabile, per te, andare avanti con il ricorso, in quanto i Giudici sanno bene quando il provvedimento è viziato e, alla fine, sanno quando scrivere una sentenza giusta.

 

Revoca licenza fucile uso caccia: come scegliere avvocato

Te lo stai chiedendo e richiedendo.

Come farò a scegliere l’avvocato giusto?

A chi mi posso rivolgere?

Bene.

Se questa è la domanda che ti stai facendo, posso dirti che in molti casi è preferibile nominare un difensore che tratti questa specifica materia.

Si, hai capito bene: andare dallo specialista, un po’ come si fa quando c’è bisogno del medico specialista e non ti puoi accontentare del medico di base, che pure avrà saputo darti i suoi consigli.

Questo perché, tornando alla questione dei legali, mentre da una parte si trovano moltissimi avvocati che hanno familiarità con il diritto amministrativo in generale, dall’altra non se ne trovano tanti che invece trattano l’amministrativo con specifico riferimento al diritto delle armi.

 

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Letto 10828 volte Ultima modifica il Venerdì, 01 Marzo 2019 07:17
Francesco Pandolfi e Alessandro Mariani

Francesco Pandolfi

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Francesco Pandolfi AVVOCATO

Lo studio Pandolfi Mariani è stato fondato dall’avvocato Francesco Pandolfi.

Egli inizia la sua attività nel 1995; il 24.06.2010 acquisisce il patrocinio in Corte di Cassazione e Magistrature Superiori. Si è occupato prevalentemente di diritto amministrativo, diritto militare, diritto delle armi, responsabilità medica, diritto delle assicurazioni.

E' autore di numerose pubblicazioni su importanti quotidiani giuridici on line, tra cui Studio Cataldi e Mia Consulenza; nel 2018 ha pubblicato il libro "Diritto delle armi, 20 sentenze utili".

La sua Missione era e continua ad essere con lo studio da lui fondato: "aiutare a risolvere problemi giuridici".

Riteneva che il più grande capitale fosse la risorsa umana e che il più grande investimento, la conoscenza. Ha avuto l'opportunità di servire persone in tutta Italia.

I tratti caratteristici della sua azione erano: tattica, esperienza, perseveranza. coraggio, orientamento verso l'obiettivo.

Tutto questo resta, lo studio da lui fondato continua l’attività con gli avvocati e i collaboratori con i quali ha sempre lavorato nel corso degli anni e ai quali ha trasmesso tutte le sue competenze.

 

 

Alessandro Mariani Avvocato

data di nascita: 08/04/1972

 

Principali mansioni e responsabilità: 
Avvocato
Consulenza legale e redazione atti giudiziari per il recupero del credito (Decreto Ingiuntivo e Costituzione nelle opposizioni);
Attività giudiziale e stragiudiziale con apertura di partita iva ed iscrizione alla casa forense;
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