Il Tar Lazio spiega perché il Ministero dell’Interno deve usare correttamente la discrezionalità quando decide di revocare licenze o di imporre divieti.
I Giudici amministrativi, in occasione di una recente sentenza [1], hanno spiegato bene che cos’è la violazione, nelle decisioni amministrative, del principio di proporzionalità.
Il senso del discorso è che le decisioni del Ministero, ad esempio quando impone un divieto di detenzione armi o revoca una licenza, devono sempre essere equilibrate e non possono eccedere quanto è opportuno.
Se eccedono, la decisione è sbagliata e quindi annullabile con ricorso.
Vediamo allora le cose da sapere in questa materia.
Il principio di proporzionalità impone all’amministrazione di adottare un provvedimento che non ecceda quanto è opportuno e necessario per conseguire lo scopo prefissato.
Nel caso in cui l’azione amministrativa coinvolga interessi diversi, è sempre doveroso un adeguato confronto delle contrapposte esigenze, al fine di trovare la soluzione che comporti il minor sacrificio possibile per la persona interessata.
Quindi, ricordiamo bene: ogni decisione deve essere improntata al minor sacrificio possibile e non al massimo sacrificio.
In questo senso, il principio di proporzionalità è un elemento chiave della correttezza dell’esercizio del potere discrezionale in relazione all’effettivo bilanciamento degli interessi.
La proporzionalità non è un canone rigido ed immodificabile, ma è una regola che implica la flessibilità dell’azione amministrativa e la rispondenza della stessa alla razionalità ed alla legalità.
In definitiva, il principio di proporzionalità va collegato al senso di equità e di giustizia, che deve sempre caratterizzare la soluzione del caso concreto, non solo in sede amministrativa, ma anche in sede giurisdizionale.
Parallelamente, la ragionevolezza costituisce un criterio al cui interno convergono altri principi generali dell’azione amministrativa:
- imparzialità,
- uguaglianza,
- buon andamento.
L’amministrazione, in forza di tale principio, deve rispettare una direttiva di razionalità operativa al fine di evitare decisioni arbitrarie od irrazionali.
Insomma l’amministrazione, nell’esercizio del proprio potere, non può applicare meccanicamente le norme, ma deve necessariamente eseguirle in coerenza con i parametri della logicità, proporzionalità ed adeguatezza.
In conclusione, quando il Ministero dell’Interno decide e sbaglia nella sua decisione, senza pensarci due volte bisogna chiedere l’annullamento del provvedimento con un ricorso.
[1] Tar Lazio Sezione Prima Ter, sentenza n. 9849 pubblicata in data 20.09.2021.
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