Il caso
La cronaca non ci risparmia casi dove ad un incidente del traffico consegua purtroppo la morte di uno o più protagonisti (Trib. Salerno, sez. 2 civile, sentenza n. 1229 del 15 marzo 2016).
Che cos’è il danno biologico terminale
Si tratta di un danno collegato alla perdita della vita di una persona: l’azzeramento improvviso della salute del soggetto.
La giurisprudenza ritiene questo specifico danno risarcibile in alcuni casi, mentre in altri no.
- Non è risarcibile in tutti quei casi ove alla gravità delle lesioni consegua il decesso dopo un brevissimo intervallo di tempo (sono circostanze dove la vittima non percepisce lo scorrere del tempo intercorrente tra lesione e perdita della vita).
- Risulta invece meritevole di risarcimento quando intercorre un apprezzabile lasso di tempo tra le lesioni e la morte causata dalle stesse: qui scatta il riconoscimento di un vero e proprio danno risarcibile, che si liquida in relazione alla menomazione dell’integrità fisica patita dal danneggiato fino al decesso.
Chi può rivendicarlo
Si tratta di un danno che può essere richiesto dagli eredi della vittima, al verificarsi del secondo esempio sopra illustrato.
In pratica
Il danno biologico terminale fa scattare una pretesa risarcitoria, trasmissibile iure hereditatis.
Per calcolare questo specifica porzione di risarcimento del danno, il Magistrato procede a quantificare l’inabilità temporanea adeguando la liquidazione alle circostanze del caso concreto, ossia la fatto che, pur temporaneo, questo danno è massimo nella sua intensità, tanto che la lesione della salute è così seria e grave da culminare nella morte.
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