Venerdì, 07 Luglio 2017 00:14

Il lutto da separazione, che cos'è, come nasce

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Che Cos’è il lutto da separazione

L’amore per il proprio partner sembra non esistere più: un matrimonio su tre finisce con un divorzio.

La fine di un matrimonio rimane probabilmente una delle esperienze più dolorose e laceranti che una persona possa sperimentare nel corso della propria esistenza, al pari di altri eventi impegnativi o luttuosi.

 

Come nasce

Accettare la fine di un amore è un processo psicologico complesso, che ha molte affinità con quello che avviene alla morte di una persona cara.

Di solito la decisione di separarsi è la conseguenza di un periodo più o meno prolungato di non comunicazione e di profonda insoddisfazione: non si riesce a stare bene più insieme, si hanno valori e obiettivi diversi e inconciliabili, non si fa che litigare oppure regna la distanza emotiva e la mancanza di comunicazione.

 

L’esperienza del consulente

Anche quando il rapporto è ormai compromesso e la scintilla è spenta da anni, così come la fiducia reciproca appare incrinata, dirsi addio può essere tremendamente difficile.

Persino quando il matrimonio è stato estremamente deludente e i due coniugi sono arrivati al punto di odiarsi, difficilmente la separazione viene vissuta come una liberazione.

La dissoluzione del legame matrimoniale non costituisce solo la fine di una storia d’amore importante ma anche di tutto quello che un matrimonio rappresenta a livello psicologico: è la fine di un progetto di vita in cui si era creduto scommesso, dei sogni per il futuro, di una relazione che si sperava sarebbe durata per sempre.

Il divorzio è una perdita affettiva importante che racchiude in sé tante altre perdite (economiche, pratiche, sociali, familiari) e in quanto tale è in grado di svuotare in modo profondo l’identità e l’autostima.

Bisogna sottolineare che il partner che decide di interrompere la relazione, pur essendo costretto a sopportare il peso della responsabilità della decisione e dovendo fare i conti con il dubbio di aver fatto la scelta giusta e con i sensi di colpa, è quello che se la cava meglio perché coinvolto meno emotivamente.

Chi viene lasciato vive invece una dolorosa esperienza di abbandono e di rifiuto che può intaccare in modo molto profondo l’autostima e la fiducia nell’amore e nel futuro.

Il coniuge che “subisce” il divorzio soffre molto più a lungo e molto più intensamente, ma se riesce a superare questa esperienza così devastante esce dalla separazione con un IO più forte e con una rinnovata consapevolezza delle proprie capacità e della possibilità che la vita può offrire.

 

L’elaborazione della perdita della persona amata avviene per diverse fasi

  • Shock e negazione è la prima fase: in questo primo momento non si può credere che sia veramente finita, che il nostro partner abbia deciso di lasciarci, che non ci ama più. In questa fase è frequente la speranza di un riavvicinamento anche quando la logica lo smentisce. Si cerca di capire ad ogni costo: perché è accaduto?

Se è vero che in alcune occasioni il cercare di razionalizzare possa essere utile, è altrettanto vero che ciò non accade quando in gioco ci sono i sentimenti, l’essere coinvolti offusca.

  • Passata questa fase, può insorgere un sentimento di rabbia verso chi ha lasciato; se nella prima fase tutte le colpe sono rivolte a se stessi in questa fase le colpe vengono date a chi lascia.
  • Fase del patteggiamento, della riparazione: qui ci si chiede cosa avremmo potuto o cosa potevamo fare per riparare la situazione (pensieri che diventano veri e propri tarli).
  • Fase della consapevolezza; in questa fase il dolore esplode in tutta la sua potenza, si evitano luoghi cose e persone che ci ricordano chi ci ha lasciato, ma evitare non fa altro che rifocalizzare il pensiero su chi ha lasciato, e soltanto soffrendo che si smetterà di farlo.
  • E’ solo toccando il fondo che si può risalire.
  • L’ultima fase è quella della accettazione, dove si diventa l’unica persona importante per se stessi, aprendosi a nuove esperienze e nuovi orizzonti riprendendo la propria vita in mano

 

Cosa fare

  • Con l’aiuto di un professionista far nascere in se stessi la consapevolezza che la fine di una storia non implica una mancanza del proprio valore, non vuol dire che si è inadeguati o non si è abbastanza.
  • Ricominciare dopo la fine di una storia è possibile: solo vivendo il dolore della separazione si potrà arrivare a conoscere veramente se stessi e ripartire più consapevoli di prima.

 

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Letto 3765 volte Ultima modifica il Domenica, 05 Novembre 2017 19:10
Maria Bernabeo

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La Dott. Maria Bernabeo si è laureata in psicologia nel marzo 1979; è abilitata in psicoterapia Junghiana dal marzo 1990.

Dal 1979 al 1987 ha collaborato presso l’istituto Leonarda Vaccari in qualità di volontaria, seguendo bambini con disturbi psicofisici.

Dal 1987 al 1995 ha collaborato con qualifica di frequentatore scientifico presso la VI Clinica Psichiatrica dell’Università di Roma la Sapienza.

Dal 1995 ad oggi esercita presso il proprio studio: terapia individuale, di coppia, familiare, consulente Tecnico di parte presso il tribunale di Roma; inoltre è Mediatore Familiare.

Dal 1998 collabora con varie associazioni di genitori separati; attraverso questa collaborazione ha studiato ed approfondito alcune tematiche del diritto di famiglia: PAS (alienazione genitoriale) false denunce di violenza domestica e di abuso, denunce di stalking, mobbing genitoriale.

Presidente dal 2005 dell’Associazione Help Family, attraverso la quale promuove progetti nella scuola (prevenzione al bullismo, sportelli ascolto, tutela dei rapporti minore–genitore).

Per contattare la Dottoressa Maria Bernabeo: 334 565 3199.

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